Il Corano e la donna

A. Wadud, Il Corano e la donna, effatà, Torino 2011.

La prima edizione de Il Corano e la donna in lingua inglese vide la luce nel 1992. A distanza di circa vent’anni viene finalmente tradotto in lingua italiana. È evidente che da allora il pensiero e l’opera dell’autrice hanno subito un’evoluzione, ma mi sembra che la sua pubblicazione sia ancora di primaria importanza. Il volume, infatti, resta, nel bene e nel male, un testo fondante per il discorso di genere nell’Islam. Per diversi motivi.

Innanzitutto per l’impatto che ha avuto sul pensiero musulmano degli ultimi due decenni. Se, in effetti, il dibattito relativo a una rilettura del Corano data dei primi del Novecento, è solo recentemente che il genere è stato utilizzato come una categoria di studio e interpretazione del testo coranico. In seguito alla pubblicazione del testo di Wadud, molte donne hanno avuto la possibilità e la forza di prendere la parola pubblicamente e di discutere alcune interpretazioni del Corano, in special modo in relazione a parti del testo utilizzate per relegare la donna a un ruolo di secondo piano nella società, e di utilizzare il Corano stesso per promuovere l’emancipazione femminile richiedendo l’applicazione di leggi e principi di equità nei confronti dei membri della società tutta.

Certo, dopo Il Corano e la donna sono stati pubblicati altri volumi che indicano come il pensiero musulmano al femminile sia in continua evoluzione e che presentano posizioni differenti rispetto a quella di Wadud. Resta il fatto che il lavoro di Wadud ha aperto la via a questi stessi testi e persino alle velleità di alcune studiose occidentali.

Il metodo adottato dalla studiosa  per interpretare il Corano è quello, come ella stessa afferma, del tafsìr al-Quràn bi-l-Quràn, metodo che rimane all’interno del testo. Questo metodo è un esito moderno dell’ermeneutica, influenzato dallo sviluppo scientifico del pensiero moderno-contemporaneo che ha spinto diversi commentatori a sostenere che il vero messaggio del Corano non fosse stato compreso e che doveva quindi essere reinterpretato in linea con il suo vero spirito scientifico e razionale. Il tafsìr al-Quràn bi-l-Quràn, quindi, èun tentativo di interpretare il testo alla luce della ragione.

Wadud non ha interesse a proporre una nuova interpretazione completa del testo coranico, ma a concentrarsi sull’analisi e il commento di alcuni passaggi che si occupano di genere e che, come ella stessa afferma, “possiamo considerare problematici” perché hanno a che fare con la costruzione del concetto di genere nelle società musulmane.

Il Corano e la donna è inoltre scritto in un linguaggio estremamente chiaro che Wadud sceglie scientemente. Come afferma nell’introduzione:

“L’Islam è  ancora oggetto e argomento di forti contestazioni, anche per coloro che si dichiarano studiosi non-musulmani neutrali, solidali od obiettivi, salvo poi continuare a dominare il campo degli studi islamici nelle università occidentali. La presunzione per cui solo un osservatore ‘esterno’ possa essere capace di applicare la funzione critica alla ricerca, allo studio o all’insegnamento di una particolare tradizione, e che aveva lentamente lasciato il campo, nei tradizionali studi religiosi accademici, a prospettive o storie personali provenienti dall’interno del mondo religioso tiene, invece, ancora saldamente le proprie posizioni proprio nel campo degli studi islamici” (p. 24).

3 Risposte a “Il Corano e la donna”

  1. Spero che grazie a questa pubblicazione si sentiranno meno commenti stereotipati e antiquati sulla situazione delle donne come schiave della dittatura religiosa islamica… e magari ci si fermerà anche un po’ di più a riflettere su come anche la nostra di religione non sia così lontana da poter essere considerata discriminante nel genere.. dato che, a quanto pare, siamo nate direttamente dalla costola dell’uomo… … …

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