The Mute Immortal Speak

 

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Suzanne Pinckney Stetkevych, The Mute Immortals Speak. Pre-islamic Poetry and the Poetics of Ritual, Cornell University Press, Ithaca and London 1993.

Non ho mai avuto un buon rapporto con le Mu’allaqàt ai tempi dell’università. Ricordo molto bene che fui obbligata a portarle all’esame di primo, secondo, terzo e quarto anno (al quarto anno mi rifiutai di rispondere alla domanda sull’argomento all’esame motivando). Dove ho studiato io, sembrava non potesse esistere altra letteratura araba.

Per questo, fino a più di un anno fa, non avevo mai deciso di affrontarle di petto. Poi c’è un tempo per ogni cosa, come si dice, e mi sono decisa. Tra le varie cose che ho letto c’è questo libro. Una bella differenza. Le mu’allaqàt vengono inserite nel contesto di una visione del mondo e non sono più versi che hanno un senso “a due a due scollegati fra loro”, ma poemi di senso inseriti in un contesto preciso. Una lettura impegnativa, certo, ma di molta soddisfazione.

Stetkevych fa riferimento in più punti a un articolo di Adnan Haydar pubblicato in due parti nel 1977 e 1978 sulla rivista Edebiyàt  (The Mu’allaqa of Imru’ al-Qays: Its Structure and Meanaing I e II). Destino ha voluto che Michael Beard, editor della rivista, sia venuto in Italia questo mese e che gentilmente mi abbia portato i due numeri della rivista dove l’articolo si trova. 1977.  Anche questa un’ottima lettura, accompagnata da Kamal Abu-Deeb, “Towards a Structural Analysis of Pre-islamic Poetry”, uscito in International Journal of Middle East Studies nel 1975. 1975.

Immagino che gli specialisti del periodo conoscano questi testi, ma per me sono stati una piacevole scoperta. Così come, sulla questione dell’oralità, molto interessante è il capitol 4 di un libro di Gregor Schoeler, The Oral and the Written in Early Islam, del 2006, dal titolo “Oral Poetry Theory and Arabic Literature” (pp. 87-110), che mette in discussione le teorie dell’oralità di Zwettler e Monroe.