Voices of Islam

V. J. Cornell, General Ed., Voices of Islam, Volumes 1-5, Preger, Westport Connetticut London 2007

In altro luogo abbiamo sottolineato come, a nostro parere, sia diffusa la convinzione nell’orientalistica che i musulmani non abbiano nulla da dire dal punto di vista scientifico specialmente su alcuni periodi specifici della loro storia. Qui possiamo aggiungere che, se è pur vero che un tentativo di dare voce ai musulmani è stato fatto, esso pecca nel nostro paese per selezionare accuratamente persone poco preparate.

In tutt’altra direzione Voices of Islam, in cinque volumi, raccoglie interventi di cinquanta musulmani di rango di tutto il mondo. Nella prefazione all’opera, il curatore, Vincent  J. Cornell, sottolinea come lo scopo sia quello di dar voce a musulmani “preminent”, innanzitutto poiché gli studiosi di Islàm non essendo musulmani non possono fornire una visione dall’interno e, in secondo luogo, poiché troppo spesso testi di carattere autorevole sull’Islàm si trasformano in testi autoritari, pretendendo di presentare una visione “oggettivamente reale”.

Visione che l’opera, sempre nelle intenzioni del curatore, vuole evitare.

I cinque volumi si intitolano rispettivamente Voices of Tradition, che tratta dell’Islàm come religione, del Corano e delle scienze a esso correlate; Voices of the Spirit, che fa riferimento alle correnti del sufismo e della spiritualità musulmana; Voices of Life, Family and Home, dedicato alla questione della donna e della società; Voices of Art, Beauty and Science, volume che si occupa di presentre le manifestazioni artistiche e scientifiche nate in terra d’Islàm o a che a esso si ispirano e Voices of Change, dedicato alla modernità e alle sfide che essapone alla comunità.

Nell’insieme i volumi offrono uno sguardo assai ampio sui diversi aspetti della civiltà musulmana da un punto di vista che sarebbe utile prendere più più spesso in considerazione.

Tenerne conto non significa necessariamente condividerlo ma riconoscerne il diritto di parola ai musulmani e ancora più il fatto che è possibile essere musulmani e studiosi. Un’ovvietà, naturalmente, ma che vale la pena ricordare.