Vertigo

A. Mourad, Vertigo, Marsilio, Venezia 2012

Questo libro è stato recensito da parecchi ancor prima di essere in libreria. Siti, giornali e pubblicità si sono sprecati a dirci che questo era il primo giallo arabo. Sulla quarta di copertina poi, un commento tratto da Livres Hebdo, ci dice che Vertigo “è l’esempio di una nuova generazione di scrittori che finalmente è in grado di raggiungere il grande pubblico anche al di là dei confini arabi”. Pfui. Correggerei dicendo che questo è il primo “giallo” che, tradotto in inglese, è stato deciso essere degno del pubblico occidentale, visto che in questo momento l’Egitto “tira”. Chiariamo subito che non è il primo giallo arabo.

Con questi pensieri in testa apro il volume (grazie Jacopo), che ho atteso con ansia, visto che sono una gran lettrice di gialli.

E’ un bel libro. Ben scritto, con un incipit d’effetto che prende il lettore, contiene tutti gli elementi del giallo classico, compresa una storia d’amore sullo sfondo, ed è un buon modo per addentrarsi nelle dinamiche della società egiziana.

Il protagonista è un giovane fotografo – come l’autore – e quindi molto spazio viene dato alle immagini e il ruolo che svolgono all’interno del racconto è fondamentale; del resto, anche il romanzo è costruito un po’ così: a una trama lineare si alternano dei flash su alcuni personaggi o situazioni, che costituiscono, mi pare, un po’ il commento più generale alla trama.

Anziché John Grisham, come afferma sempre la quarta di copertina, a me ha vagamente ricordato Qi Xiaolong (un grandissimo scrittore) che scrive gialli ma al contempo offre una descrizione della Cina dal punto di vista storico e sociale affascinante. Così, Mourad, con una trama accattivante, permette al lettore di entrare nei meccanismi della società egiziana e dei giochi di potere e in questo sì, il suo testo va oltre i confini del mondo arabo, posto che questi meccanismi sono gli stessi ovunque.

Un altro aspetto interessante, visto che il volume è stato pubblicato nel 2007,  quindi prima della caduta di Mubarak,  è il rapporto fra Ahmed, il protagonista, è Guda, un fotografo più anziano. I due rappresentano due generazioni di egiziani, entrambi vedono abbastanza disgustati quanto avviene ma la reazione è completamente differente. Guda raccoglie materiale che conserva poiché è disilluso, non crede al cambiamento, Ahmed, che “eredita” questo stesso materiale ed è più giovane, crede fermamente, al di là di tutto e di tutti, di poter incidere sul cambiamento e ci prova, ci prova e, almeno in parte, riesce nel suo intento.

Ahmed, e con lui il suo amico Omar, ma anche il giornalista ‘Alà, rappresenta la nuova generazione, quella che non è più disposta a subire passivamente e che è pronta a cambiare, con parecchio anticipo sui fatti di piazza Tahrir. Venti di rivoluzione.

Un bel libro, oltre che un bel giallo.

4 Risposte a “Vertigo”

  1. Il tuo blog è un’oasi di buon senso nel deserto dell’insipienza nostrana (italiota e non solo: vivo in Germania e il tema Islam è ugualmente mal percepito).

    Ottimo lavoro, ti leggerò con grande piacere!

  2. Anche io ho emesso un “pfui” irritato quando ho letto in bella vista in copertina come questo sia il “primo thriller di successo dal mondo arabo”. Certo, come no!
    Degnato di una traduzione perché, come hai detto tu, in questo momento l’Egitto tira.
    Del resto deve sempre passare il messaggio secondo il quale la letteratura araba sia “altra”, distante e lontana, non fruibile in Italia e in Europa. “Pfui”.
    Complimenti per il blog, scoperto da me solo oggi, e spulciato a dovere.
    Credo che la mia tesi di laurea sarà proprio su questo argomento, quindi spero di continuare a leggere questo tipo di “critiche” più che veritiere.
    Laura

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