Bàb al-khurùj

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‘Azz ed-Dìn Shukri Fashìr, Bàb al-khurùj, Dàr ash-shurùq, ‘Amman Ramallah ا2012.

Di seguito la trama del romanzo – di ben 470 pagine – a cura di Aldo Nicosia che lo ha – direi coraggiosamente, vista la mole – letto. Per chi volesse sapere qualcosa di più sull’autore, segnalo il suo sito, dove oltre a notizie varie, potete ascoltare alcune interviste.

Caro Yahya,

(…) Oggi è il 20 ottobre 2020: quando riceverai questa lettera, esattamente tra due giorni, sarò in carcere o mi uccideranno. Ma tu e la mia lettera sarete l’ultimo mezzo per salvare il mio nome, te stesso e gli altri da una catastrofe certa.

In tale atmosfera di suspense esordisce Bab al-khuruj (L’uscita, 2012), ovvero, come recita il sottotitolo, “la lettera di ‘Ali, piena di inaspettata gioia”, il più recente romanzo di Ezzedin Shukri Fishere, professore di scienze politiche all’American University del Cairo.

‘‘Ali, traduttore e segretario nel palazzo presidenziale, scrive al figlio Yahya, nel 2020, da una misteriosa nave, che dalla Cina sta facendo rotta verso l’Egitto:

Nessuno sa cosa porta la nostra nave, tranne sei persone: un cinese, due nordcoreani, il presidente al-Qattan, il generale al-Manisi ed io. O almeno credo. Ma la verità è che questa nave tranquilla, con pochi passeggeri e membri d’equipaggio, sarà attaccata da una intera divisione della US Navy alle quattro di domattina, cioè tra ventiquattr’ore esatte”.

Lo stratagemma narrativo di situare la storia nel 2020 consente allo scrittore di dare una valutazione del presente rivoluzionario e di tracciare una trama dei futuri scenari, proprio nella situazione attuale di incertezza e instabilità politica che l’Egitto del 2013 vive, all’ombra del governo dei Fratelli Musulmani.

‘Ali sente il bisogno di raccontare al figlio tutta la sua vita, che si intreccia con gli avvenimenti tumultuosi che il suo paese dovrà affrontare, fino a condurlo inesorabilmente su quella nave maledetta.

Fin dall’ adolescenza, ha un carattere mite e remissivo: promettente studente di filosofia cinese, a Pechino, non ha il coraggio di opporsi alla decisione del padre, addetto militare d’ambasciata, a far rientro al Cairo.

La sua attività di interprete alla presidenza lo conduce nei meandri delle decisioni e degli intrighi di palazzo.

Sposa la figlia di un pezzo grosso dell’establishment militare e diventa padre di Yahya, che è il destinatario della lunga lettera che costituisce il romanzo.

Il 25 gennaio 2011, data di nascita della rivoluzione egiziana, coincide con la morte della madre. L’interprete esce dalla bambagia del palazzo e assiste, incredulo, alle massicce manifestazioni, con morti, feriti e violenza della polizia. Scende a piazza Tahrir e in compagnia dei vecchi compagni Ezzedin Fikri e Mahmud Bashir conosce i shabab, i giovani rivoluzionari.

Gli eventi del post rivoluzione sono convulsi: a causa dei pesanti scontri, saccheggi e assassini, molti scappano all’estero. Tra essi la moglie e il figlio, oltre ad altri familiari.

Durante un violento attacco e incendio al palazzo presidenziale, ‘Ali, preso a calci, perde conoscenza, ma riesce a salvarsi e trova rifugio nell’appartamento di amici, perché il suo nome figura nella lista nera dei nemici della rivoluzione. Finalmente riesce a mettersi in contatto e-mail con la moglie, ma i rapporti con lei diventano sempre più tesi.

Nel frattempo vari governi cadono, perché incapaci di realizzare politiche di sviluppo e di fronteggiare le proteste popolari organizzate dalle altre forze. Si arriva così a un governo di unità nazionale in cui lo stesso amico Mahmoud Bashir assume una carica importante. In attesa della nuova costituzione e di nuove elezioni, si crea un consiglio di presidenza, che tuttavia non è altro che un mero organo formale.

La situazione economica in Egitto si fa sempre più difficile e al governo mancano il coraggio e la determinazione per prendere decisioni drastiche, tra cui la ristrutturazione delle forze di polizia e l’istruzione di processi ai membri dell’ex regime.

Improvvisamente nella grigia la vita di ‘Ali irrompe il personaggio di Nur, affascinante attrice di teatro.

Intanto le proteste contro il regime, dirette dai sindacati, provocano le dimissioni del governo di unità nazionale.

Mahmud viene incaricato di formare un nuovo governo, che riunisce tutte le correnti. Le forze di polizia del vecchio regime tramano contro di lui e riescono a estrometterlo, grazie a un scandalo sessuale che coinvolge la sua compagna.

I giovani, organizzati in nuove formazioni partitiche, chiedono la nomina di ministeri civili, e insieme ad altre forze, tra cui i Fratelli Musulmani e i salafiti, l’implementazione del progetto di riforma della polizia: viene proposto il nome del vecchio compagno di scuola di ‘Ali, Ezzedin Fikri come ministro degli interni.

Questi ha il coraggio di realizzare tale riforma e viene acclamato dalle folle a piazza Tahrir. La novità più significativa è l’istituzione delle corti rivoluzionarie, che eseguono centinaia di condanne capitali contro coloro che erano accusati di compiere azioni “antirivoluzionarie”.

Il nuovo leader decide di disfarsi dei suoi vari nemici, tra cui la sinistra, i salafiti e i militari, per poi finire lui stesso vittima dello strumento diabolico da lui fondato.

Gli succede un presidente esponente della Fratellanza, che promette l’apertura della frontiera con la Palestina e la ripresa dei rapporti con l’lran. Gli Stati Uniti e Israele si allarmano.

Il suocero, generale al-Qattan, che era rientrato dall’estero (insieme al figlio e alla moglie di ‘Ali), decide di attaccare una fregata USA nel Mar Rosso: nel conflitto che ne scaturisce viene bombardata una zona residenziale, in cui la sorella di ‘Ali e la sua famiglia vengono sterminati.

In seguito a un golpe militare, al-Qattan, prende in mano le redini del potere e ingaggia un pericoloso braccio di ferro contro Usa e Israele. Intuendo che la sua leadership è minata da un’opposizione civile e ormai matura, decide di giocarsi l’ultima carta: la bomba nucleare.

Ed ecco che si torna al punto d’inizio e al misterioso carico della nave.

‘Ali si rende conto di essere complice di un governo criminale. Finalmente si risveglia dal “coma” e informa gli USA della minaccia nucleare, convinto che tale attacco danneggerebbe solo il popolo e non gli USA e Israele. Il suo gesto eroico sarà la chiave per far uscire l’Egitto dal tunnel.