The English Harem

The English Harem, film per la TV, regia di Robin Shepperd, GB 2005

Nella società inglese che possibilità ha una giovane romantica di veder realizzati i propri sogni stando tutto il giorno dietro la cassa di un supermercato? Molto poche. Così Martine McCutcheon, protagonista di The English Harem – per chi non la ricordi era la cameriera del primo ministro Hugh Grant in Love Actually – col suo viso dolce, i suoi sogni e la sua rahma non è soddisfatta, tanto che riesce a farsi licenziare per non aver impedito a un cliente un piccolo furto.

Alla ricerca di un lavoro capita in un ristorante il cui proprietario è un persiano (Art Malik), molto affascinante, persona molto seria, musulmano sciita praticante, molto ricco. Gli ingredienti ci sono tutti, il maktùb fa la sua parte (non posso raccontarvi proprio tutto) e va da sé che i due si innamorano profondamente. Ma qui cominicano i guai.

Già perché il “musulmano” ha due mogli – vedove di un suo fratello deceduto che egli si è sentito in “dovere” di sposare pur non avendo con loro rapporti (“ever” afferma il protagonista) per responsabilità morale e per un totale di quattro figli. E la condizione di terza moglie, l’unica che ama, non è gradita all’ex fidanzato della ragazza…

Il film scorre rapido, divertente, con alcuni episodi che fanno pensare, con un po’ di dramma e alcune risate. Insomma c’è proprio tutto. Ed è completamente dalla parte dei musulmani. Al punto che, quando  per poter avere un incontro carnale i due contraggono un matrimonio mut‘a e si recano in un albergo (favoloso albergo, intendiamoci bene!) il matrimonio temporaneo ci viene proposto come se fosse la cosa più bella del mondo, situzione che ogni ragazza vorrebbe per sé.

Intendiamoci, il film mi è piaciuto, proprio perché per una volta i musulmani vengono presentati come gli altri e perché, pur affrontando anche il tema del razzismo e della violenza, lo fa con ironia, senza esagerare né con l’apologia dell’Islàm, né con il “siamo tutti fratelli”.

Da vedere.