Yemen

Non molto tempo fa, il comune dove abito ha organizzato una serata su quanto stava avvenendo in Egitto e Tunisia. Uno dei relatori, Giovanni Bianchi, Presidente dei Circoli Dossetti, molto colto ma poco conoscitore del mondo arabo, elencando i problemi di cui, a suo dire, soffre il mondo arabo, così si esprimeva: “Come mi dice un mio amico arabista il problema del mondo arabo è che non esiste società civile”. Una delle rare volte in cui al termine della serata sono intervenuta perché questa frase proprio non la sopporto.

Non so perché, questo episodio mi è tornato alla mente stasera, dopo aver sentito al radio giornale che il presidente dello Yemen ha ritrattato quanto affermato ieri, e cioè che se ne sarebbe andato in cambio dell’impunità…

Insieme a questo libro:

Sheila Carapico, Civil Society in Yemen. The political economy of activism in modern Arabia, Cambridge University Press, Cambridge 1998.

In esso l’autrice, che ha vissuto 4 anni in Yemen e ha condotto in un totale di 6 anni qualcosa come 2000 interviste sostiene che il volume non solo “offre un argomento a sostegno del fatto che la società civile in Yemen esiste, ma offre anche un’indagine sul modo in cui l’attivismo civico varia nel corso del tempo”.

[possiedo il libro in formato digitale, chi lo volesse può inviarmi una mail e glielo mando]

Fortemente consigliato all’arabista di cui sopra.

Un altro bel volume sullo Yemen è

Lisa Wedeen, Peripheral Visions. Publics, Power and Performance in Yemen, The University of Chicago Press, Chicago and London 2008

Una bella analisi di come, in presenza di uno stato debole, opera il nazionalismo e di come la rivendicazione di appartenenza a uno stato nazionale si articoli con altre esperienza di solidarietà.

Altri due consigli letterari ovviamente, ché la letteratura non deve mai mancare:

I. Camera d’Afflitto, a cura di, Lo Yemen raccontato dalle scrittrici e dagli scrittori, Editrice Orientalia, Roma 2010

Un testo interessante per chi voglia conoscere qualcosa sulla letteratura yemenita e che, bisogna dirlo, indica come ancora una volta Camera d’Afflitto sia un passo avanti, c’è poco da fare. Tra l’altro con un bell’intervento di Roberta Denaro, di cui sono una grande fan, su Bilqìs.
Accanto a questo, ovviamente
M. Avino e I. Camera d’Afflitto, Perle dello Yemen, Jouvence, Roma 2009.
In particolare, adatto alla situazione attuale mi è parso “La fuga di un leader morto” di Zayd Sàlih al-Faqìh alle pp. 125-127.
Sarà un caso che le autrici di questi volumi sono tutte donne?
P. S.: credo di aver ripreso a postare, anche se i post saranno leggermente diversi.

13 Risposte a “Yemen”

  1. il problema (ma non il solo) è in Italia spesso si invitano a disquisire su un tema gente che non ne ha competenza e parla per sentito dire.
    questa storia della mancanza di una società civile nei paesi arabi, se prima di gennaio chi non sapeva neppure dove fosse Sharm al sheik poteva ripeterla a pappagallo, ora anche chi legge solo il giornaletto di provincia non può più permettersi di dire una simile cosa!

  2. Il libro lo vorrei anch’io, se non ti dispiace…
    Aggiungo che Camera d’Afflitto ha fatto e fa grandi cose per la letteratura araba in Italia (la collana araba della Jouvence sarebbe già motivo sufficiente per esserle riconoscenti a vita), ma a mio modesto parere è un pochino sopravvalutata. Non so quanto abbia giocato a suo favore la capacità di “tessere reti” di contatti e di cavalcare il cucciolo di tigre della traduzione di letteratura araba in Italia, fatto sta che quando vado alle sue lezioni non posso fare a meno di stupirmi che quella che parla dalla cattedra sia la stessa persona che appone la sua firma sul 90% delle pubblicazioni del settore. Tralascio quello che poi si dice sulle solite cose di poveri laureandi, dottorandi ecc. che si ritrovano a fare i ghost writers (o ghost translators, forse è meglio), mentre tutti i meriti vanno altrove. Non è per far polemica, ma bisogna tener conto un po’ di tutte le facce del poliedro. Poi, magari tu la conosci meglio di me e puoi smentirmi, ma da studentessa l’angolo di visuale non è dei più confortanti.

    1. sono perfettamente consapevole. oltretutto, non devo niente a nessuno, e posso dunque permettermi di dire quel che penso… in parte quello che dici è vero: camera gestisce il 90% delle traduzioni e, su “quel che si dice”, stai certa che ne ho sentite sicuramente più di te. del resto “sparlare” fra gli arabisti è uno sport molto diffuso. sono convinta che ci sia una tendenza accentratrice perché è inevitabile, il potere logora chi non ce l’ha e chi ce l’ha se lo gode. quanto ai ghost di vario genere, e questo lo dico anche alle mie studenti, dovreste cominciare a prendere in considerazione il rifiuto di farvi usare. che certo ha delle conseguenze.
      ciò detto, credo che il merito di isabella camera sia quello di aver provato a uscire da una certa logica accademica non solo proponendo la traduzione della letteratura araba soprattutto contemporanea, ma anche intessendo rapporti diversi con le sue delfine (cosa che ritengo di fondamentale importanza per spezzare le gerarchie) che non ha mai abbandonato.
      (lo dice una che sua delfina non è sia chiaro).
      è inoltre indubbio che abbia portato alla “ribalta” letterature completamente ignorate a cominciare da quella palestinese. il lato negativo, se così si può dire, e che ben si vede anche dal volume sullo yemen, è che poi intervengono altri fattori come a esempio il dover, per qualche motivo, far pubblicare un articolo a qualcuno che non si capisce perché sia in quel libro e comunque la tendenza a rimanere in un ambito storicista e cioè contestualizzare, elencare le opere e punto, cosa che per me non è fare critica letteraria, ma che in ogni caso è mille volte meglio dell’approccio filologico alla letteratura. per come la vedo io, è arrivata dove è arrivata non gratis. e poi, se ho capito com’è fatta, se qualcuno le facesse notare le cose, sono convinta che ci penserebbe su.
      ancora una cosa: la capacità di “tessere reti” è da considerare una cosa negativa?

  3. Se posso, sottolineo il dubbio di Hurriyya, ho molto apprezzato il lavoro di Camera d’Afflitto per la diffusione della letteratura contemporanea in Italia, ma devo dire che più di una volta ho avuto la sensazione che la quantità andasse a svantaggio della qualità nei testi da lei curati. Anche l’antologia yemenita mi ha abbastanza deluso, l’apparato critico è nullo, l’introduzione l’ho trovata addirittura frivola.
    Mi pare che oggi si sono trovate strade diverse e più efficaci nel presentare la letteratura araba, in cui la cura editoriale e critica ha un peso maggiore.

    1. rispondo prima a te, velocemente. come ho detto in privato a hurriyya riesco ad accedere al mio account una volta su dieci e mi passa la voglia… sto pensando di migrare su altavista.
      scusa giacomo, ma dove la vedi la “critica” editoriale in Italia in relazione alla letteratura cosiddetta araba?
      e anche le strade diverse e più efficaci che non so quali siano ma posso fare un paio di supposizioni non le vedo: chi le gestisce si comporta esattamente come isabella camera, solo più in piccolo.

      1. ho notato che nell’ultimo anno sono aumentati gli editori che pubblicano narrativa araba. magari non tutte le volte la cosa riesce bene (vedi piemme, sic!), ma trovo positivo che gli sforzi per presentare la letteratura araba come “letteratura” senza troppe altre etichette si stiano realizzando, e questo, mi pare, più in ambiti editoriali che accademici. sono troppo ottimista? mi è anche capitato di leggere delle belle recensioni o alcune edizioni, come quelle mesogea, sono decisamente ben curate. mi sembra ci sia una bella differenza rispetto alle collane di icda per “narratori arabi”: se capitava un bravo curatore ok, ma spesso mi è capitato di leggere dei libri mal fatti, con errori di battitura ecc…, alla fine ho avuto l’impressione che queste collane fossero più un pretesto per sfornare pubblicazioni

  4. sì pardon, ho detto apparato critico a sproposito, intendevo una bella introduzione, o un bel commento come postfazione al libro, voglio dire, è la prima volta che si propone letteratura dallo yemen in italia, si poteva fare meglio! mi chiedo se questo dipenda anche dallo scarso interesse della casa editrice alla cura editoriale, perché con e/o camera d’afflitto e avino avevano fatto una bella antologia di al-koni, quella mi era piaciuta. ma questo mi è parso uno dei tanti prodotti autoreferenziali in salsa jouvence…

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