Une femme en colère

W. Tamzali, Une femme en colère. Lettres d’Alger aux Européens désabusés, Editions Sedia, Alger 2010

Ecco un interessante libricino che dimostra una volta di più, se mai ce ne fosse ancora bisogno, come tutti gli strumenti che ci illudiamo di possedere quando affrontiamo il tema donne e Islàm siano sempre inadeguati.

Cioè a dire che la complessità è tale che merita di essere costantemente indagata.

Tamzali è in “collera” perché rivendica uno spazio di espressione per le donne musulmane di origine o di cultura, come lei stessa afferma, ma che si identificano anche con un pensiero laico, libero e femminista. Lo rivendica poiché, a suo dire, negli ultimi tempi, le lotte delle donne che come lei si interrogano sul dualismo musulmano/laico-libero pensatore sono state in qualche modo messe a tacere e dimenticate dall’emergere del movimento del femminismo musulmano (i corsivi sono di Tamzali):

“Il femminismo islamico (sic) occupava tutto lo spazio della questione delle donne. […] L’anno seguente, a Bobigny, il quarto congresso invitò in pompa magna Tariq Ramadan, riconosciuto come il leader dei musulmani moderati da alcuni, e come islamista molto intelligente da altri. Le rappresentanti di Ni Putes Ni Soumises sono state escluse e private della parola” (p. 12)

Affrontando alcuni argomenti caldi, Tamzali si esprime senza mezzi termini, chiamando gli Europei alle loro responsabilità:

“Più le donne, le ragazze si velano per tentare di proteggersi, più è necessario alle altre seguirle. Un ingranaggio implacabile nel quale alcuni osservatori e difensori della diversità culturale vogliono vedere la prova di un ritorno al religioso liberamente scelto dalle donne, mentre si tratta di un restare al passo forzato dalla violenza dell’ambiente sociale, dominato da una visione teologizzata della sessualità. È questa violenza che viene percepita come caratteristica della diversità del mondo nelle capitali europee,  questo che non è più possibile discutere in nome della libertà e della democrazia in Francia e in Europa” (p. 104)

Nel capitolo 4, intitolato “Perché mi interesso a quello che succede in Francia e in Europa”, Tamzali offre molto materiale su cui riflettere; a cominciare dall’analisi dell’islam – o islamismo si chiede l’autrice – moderato presente in Europa, fino ad affermare stupita, commentando il viaggio di un alto rappresentante francese in Algeria:

“Sono rimasta stupefatta nel sentirlo dire che bisognava abbandonare l’idea di democrazia e parlare di diversità. È la diversità che permetterà tutte le religioni di vivere insieme, diceva. affermazione inquietante in bocca a un leader politico occidentale…” (p. 126)

Da leggere.