The Graying of the Raven

A. Adib Bamia, The Graying of the Raven. Cultural and Sociopolitical Significance of Algerian Folk Poetry, The American University in Cairo Press, Cairo New York 2001

È noto che la Francia, nel suo tentativo di annullare l’elemento arabo in Algeria, arrivò a proibire per legge l’utilizzo della lingua araba, dichiarandola lingua straniera con una legge nel 1938. Di conseguenza, una serie di misure vennero messe in atto per proibirne l’utilizzo – non poteva essere insegnata nelle scuole – e il controllo sulle pubblicazioni in detta lingua si fece molto rigido. Questo tanto per ricordare a coloro che si ostinano a ritenere l’Algeria un paese francofono che forse il tema è più complesso.

Dove tuttavia il colonizzatore ebbe più difficoltà a imporre la sua strategia glottofagica fu l’ambito dell’oralità e in particolare l’utilizzo della parlata locale nella poesia orale. La quale aveva e ha il vantaggio di essere difficile da controllare,  facile da far circolare e ricca di espressioni a doppio senso.

Per questo la poesia orale in parlata locale algerina venne utilizzata ampiamente nella lotta di liberazione nazionale come mezzo per trasmettere informazioni e sensibilizzare la popolazione. E sicuramente questo è anche uno dei motivi per cui i Francesi prima e lo Stato Nazionale poi hanno considerato e considerano l’espressione locale con disprezzo in rapporto alla lingua araba standard, perché difficilmente controllabile.

Lo studio di Aida Bamia, vincitore del AUC Middle East Studies Award nel 2000, ha il merito di recuperare dalla viva voce dei poeti questo genere che veicola un messaggio politico “camuffato” da poesia popolare nel quale è possibile leggere un testo nel testo ed esercitare un’opera di decifrazione di frasi ed espressioni grazie agli strumenti complessi che la studiosa ci offre.

La poesia popolare algerina risulta così essere spesso una delle poche testimonianze di eventi storici dal punto di vista del colonizzato. Utilizzando gli schemi classici del genere, dalla poesia d’amore, a quella di encomio, questi poemi narrano del massacro di Stìf, della mentalità del colonizzato, incitano alla presa di coscienza utilizzando spesso la forma della munàzara classica.

E pensare che quando affermo che la letteratura è politica mi danno della pazza.