The Cambridge Companion to the Qur’àn

J. D. McAuliffe, ed., The Cambridge Companion to the Qur’àn, Cambridge University Press, Cambridge 2006

Il recente dibattito che accompagna la lettura del Corano in Italia, come spesso accade, non tiene in considerazione ciò che è già stato detto, scritto e pubblicato in altri paesi, quasi che gli italiani, per motivi legati alla presenza prepotente della religione cattolica nel nostro paese, avessero il monopolio del diritto di discutere di temi religiosi.  Basta tuttavia guardare oltre la punta del proprio naso per imbattersi in una quantità di testi estremamente interessanti che ci offrono una panoramica se non altro un po’ più ampia dello stato degli studi sul Corano e della quale cominciamo oggi una carrellata.

Come dichiara il titolo il volume è un Companion, ossia un testo che si presenta come lettura di base per chi voglia affrontare l’argomento. Curato da una nota studiosa del tema, è suddiviso in sezioni che analizzano il testo sacro dell’Islam da diversi punti di vista: formazione del testo, analisi e descrizione, trasmissione e diffusione, interpretazione e tradizione intellettuale, letture contemporanee. Esso presenta in tal modo in maniera completa e diremmo anche sufficientemente esaustiva per chi dovesse affrontare l’argomento per la prima volta, le principali tematiche legate al testo e i nodi di discussione  sia in modo sincronico che diacronico, lasciando in sottofondo, e solo ove sia strettamente necessario alla comprensione, un approccio descrittivo per privilegiarne uno critico.

In particolare l’ultima sezione, dedicata alle letture contemporanee, è da segnalare per i contributi di uno studioso e una studiosa musulmani tra gli altri e per presentare veramente le letture contemporanee del testo. Il lettore, dunque, accanto ai saggi di A. Rippin e A. Neuwirth troverà quelli di A. Barlas e A. Sachedina, posti esattamente sullo stesso piano e, fra i temi proposti – tutti ritenuti degni di uno studioso – le narrazioni alternative sulla formazione del testo e il cambiamento indotto dalla rete nella percezione del testo. Questi aspetti sono ben chiari a coloro che hanno contribuito alla realizzazione del volume, e, come afferma Andrew Rippin :

“All’inizio del XX secolo, la nozione di ciò che significava l’espressione studi occidentali sul Corano non avrebbe creato molto dibattito. Era abbastanza ovvio che la frase si riferisse a opere scientifiche sul Corano condotte da accademici europei che non erano musulmani. Continuare a intenderla in questo senso nel XXI secolo è problematico, comunque, sia perché suggerisce che in tale categoria non possano essere inclusi studiosi che si dichiarano musulmani – il che è  evidentemente falso come rivelerebbe un’occhiata alla libreria di qualunque studioso – sia perché il termine “studioso” acquisisce sfumature differenti quando applicato a un mondo intellettuale che è diverso metodologicamente e culturalmente” (p. 235)