Per un’ecologia della lettura

Ultimamente rifletto forse un po’ troppo sulla questione della conoscenza e, fra le varie cose su cui rifletto in quest’ambito, c’è quella della lettura.

In poche parole mi pare ci sia una ridondanza informativa che genera un rumore di fondo estremamente disturbante e la consapevolezza che quanto viene prodotto è superiore alla possibilità di smaltimento. Di conseguenza è certo che l’interesse è più volto  a soddisfare il mercato che la conoscenza.

In un certo senso si tratta di una sorta di inquinamento dell’orizzonte culturale nel quale è  difficilissimo operare una cernita, selezionare quelle letture che sono ecologiche, compatibili cioè con l'”ambiente” culturale di ciascuno.

Se la quantità è inversamente proporzionale alla qualità, esiste tuttavia una “zona”  franca nella quale il libro di qualità (ovviamente per contenuto) esiste, peccato che non sia accessibile ai più. La politica culturale degli ultimi vent’anni circa non ha fatto altro che esasperare una tendenza latente, ossia quella di selezionare una fascia di mercato élitaria, relegando la maggioranza a un analfabetismo  permanente.

Me ne rendo sempre più conto leggendo, percepisco, in fondo, l’inutilità di molte letture, dalle quali non imparo proprio nulla, non vengo stimolata e soprattutto resto delusa perché mi paiono estremamente descrittive e introduttive ma non arrivano al nocciolo: proprio quando l’inquadramento è terminato e si dovrebbe passare al dunque, il libro termina. La domanda che mi pongo spesso è: e allora?

È vero che sono un resistant reader, ma forse proprio per questo voglio qui difendere la lettura e il lettore non professionista, diciamo così.

Per questo ho usato l’espressione “ecologia della lettura”, per indicare la possibilità di riportare il lettore al centro del processo di produzione e distribuzione di un libro, che per questo dev’essere scritto, e non per scopi personali o di carriera.  L’ecologia della lettura prevede anche il diritto di non leggere alcuni libri.

7 Risposte a “Per un’ecologia della lettura”

  1. grazie per questa riflessione Jolanda. effettivamente i mercati (non solo quindi quello italiano) sono inflazionati, anche per quanto riguarda gli ambiti di cui ci occupiamo, però le cose di valore sono poche. ovviamente, il potere e il peso degli editori la fanno da padroni….

  2. In realtà il potere degli editori è sempre più sottoposto a quello di agenti letterari e distributori. La sovraproduzione italiana, inoltre, non ha quasi eguali al mondo; provate a chiedere ai nostri librai… si stampano centinaia di nuovi libri ogni mese solo per creare visiibilità fisica nelle librerie alla propria casa editrice, e si fa di tutto per ricattare la libreria a secondo del proprio “peso”. Pura tecnica di marketing, in cui il valore del contenuto del libro è assolutamente ininfluente. Per esempio: io distributore ti faccio avere 200 copie del nuovo libro di Eco, ma tu devi tenermene altri dieci di autori assurdi in bella vista per un mese, così faccio una bella massa in esposizione per la tale casa editrice. In caso contrario, ti do 30 copie di Eco, le esaurisci in un pomeriggio, e poi ti arrangi. Nella speranza che qualche cavolata diventi per qualche insondabile motivo (copertina o titolo allettanti?) un bestseller. E inoltre: ho visto con i miei occhi persone che entrano in libreria, e chiedono il libro che vende di più (“Mi dà il primo in classifica?”) senza avere idea di che cosa tratti e di chi l’abbia scritto, ma se è primo in classifica va per forza bene. Il direttore della libreria, grossa catena, dice che succcede di continuo.
    E qui mi fermo come piace a Jolanda, senza trarre conclusioni. 🙂

  3. Concetto importantissimo. Ultimamente con un amico — che fra l’altro scrive di “ecology of the novel” facevamo un gioco che consisteva nel mettere sotto ai classici, come se ne derivassero, i titoli contemporanei. Per poi dire: “Se hai letto ‘L’uomo senza qualità’ puoi NON leggere…” e giù con l’elenco dei libri “tutto sommato inutili” 🙂

  4. @Lor: io tendo a fare lo stesso, ma al contrario: se NON ho ancora letto “L’uomo senza qualità”, perché mai dovrei leggere…

    @iIol: eh, sì, traiamo, traiamo… però concordo perfettamente con te, quando leggo libri del genere (intro dove c’è già tutto il contenuto del libro – capitoli descrittivi – nessun nocciolo) (e sembra ci sia un’epidemia editoriale di saggi su questo modello) tendo a imbufalirmi come una pizza rovente.

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