Ocra rossa

H. Haitham, Ocra rossa, Qulture Edizioni, Roma 2011

Certamente con l’età i gusti letterari si modificano leggermente, nel senso che si diventa più selettivi ed esigenti, poiché si fa riferimento a quello che si  è letto in precedenza.

Per questo non sono particolarmente soddisfatta di questa lettura forse, anche se non posso dire che non mi sia piaciuta.

Preceduto da una certa pubblicità che  annunciava la pubblicazione della prima traduzione italiana di un romanzo yemenita il racconto lungo – non direi che  è un romanzo anche se per poterlo chiamare tale è stato stampato in un corpo superiore al normale cosicché arriviamo a 80 pagine – è ben scritto, è anche un testo di denuncia in un certo senso, poiché tratta dell’inutilità della vendetta nella narrazione del reciproco sterminio di due famiglie.

Ma tutto già letto, già sentito, già visto.

Il testo vero e proprio è preceduto da una prefazione di quattro paginette che nulla ci dice (e che riporta dei numeri qua e là, immagino note, delle quali però non vi è traccia). L’unico dato interessante  è che riporta una citazione di Wijdàn as-Sayàgh, irachena residente in Yemen, autrice di numerosi saggi e donna dal carattere molto vivace (son contenta che ci si sia accorti di lei, è una mia amica).

In poche parole, il romanzo non è male, e ben vengano le traduzioni ovviamente. Tuttavia, leggendo opere di questo genere, mi domando sempre perché autori molto validi non trovino spazio.