Nel giardino pubblico



Y. Amichai, Nel giardino pubblico, trad. di S. Ferrari, A Oriente!, Milano 2008, con cd lettura con musica del poema in ebraico di Doron Mittler

Nel giardino pubblico si presenta come un lungo poema costruito intorno a un giardino. Ma questa unitarietà e centralità di tema sono solo apparenti, poiché il giardino è sì l’elemento centrale ma da esso ramificano le singole lassa che compongono il poema e che possono essere lette come a sé stanti.

L’autore, uno dei più interessanti della letteratura ebraica contemporanea (è deceduto nel 2000) e le cui opere sono state inserite tra le “100 maggiori opere della letteratura ebraica moderna”, già presente sul mercato italiano con un’antologia curata da A. Rathaus, in quest’opera mostra un’umanità stanca, indifesa, irrimediabilmente esposta al dolore e alla morte, elementi già presenti in un’altra sua opera, Anche il pugno una volta era una mano aperta. In questa malinconia esistenziale che rende il pensiero e la poetica di Amichai universali, spicca il dato dell’incomunicabilità, anche fra amanti

Vieni, mia amata,
con me nel vicolo
cieco (p. 52)

rappresentato visivamente nella scansione in parti del poema, ognuna con un suo titolo preciso. Pur se scritto nel 1959, questo poema interroga il lettore sul senso della vita con modalità contemporanee e si rivolge a Dio, secondo le parole di Rathaus, con “un tono di incredula e disincantata devozione” (p. IX).

La voce di Doron Mittler, nella roca e meravigliosa sonorità dell’ebraico, completa il volume.

Ma nella stireria,
qualcuno sudato
stira il cielo,
dopo averne liberate lestelle;
stira la strada per Gerusalemme,
per chi vi fa ritorno.