Muhammad Dibo al Salone del Libro di Torino (con colpevole ritardo)

Non avendo potuto essere presente al Salone del Libro di Torino ho cercato alcuni video  on line – ormai quasi tutto viene video registrato per fortuna o sfortuna. Tempo fa ho scritto del modo, secondo me non corretto, con cui vengono trattate autrici e autori arabi quando vengono in Italia dal punto di vista della traduzione di quel che dicono e qualche tempo fa un altro post nel quale criticavo l’approccio che mette in secondo piano l’autrice o l’autore trasformando incontri che dovrebbero avere un focus letterario in dibattiti puramente politici nei quali coloro che dovrebbero essere le/i protagoniste/i un po’ scompaiono.

Beh, le cose si possono fare in modo diverso. Sì, sì. Se avete assistito all’incontro o avete visto il video della presentazione di Muhammad Dibo a Torino avrete notato intanto che al centro della scena era l’autore e chi faceva domande stava di lato, che non è poco. Poi che c’era un traduttore – pagato per fare il suo lavoro – che traduceva e, infine, che le domande erano brevi, solo per dare l’avvio alle parole dell’autore. Potete vedere un brevissimo stralcio qui.

Ovviamente si è parlato anche di attualità ma si è partiti dal romanzo. E la differenza è tutta qui: perché i romanzi non sono documenti, realtà, atti politici in sé, ma fondano l’immaginario ed è dall’immaginario che attingiamo gli strumenti per leggere la realtà, dunque anche per fare narrazione politica, per dare letture del mondo.

Complimenti dunque a Lucia Sorbera e Paola Caridi, che hanno organizzato l’incontro.