Mohammed Racim

Mohammed Racim e la sua compagna muoiono assassinati nella loro abitazione il 30 marzo 1975. L’omicidio pone fine alla vita dell’artista incontestato della miniatura algerina.

Così come evidenzia il suo cognome, Racim faceva parte di una famiglia di artisti il cui mestiere erano il disegno, la decorazione e tutte le tecniche artistiche designate dal termine rasm. Il nonno, “degno del più grande rispetto” si era cimentato nell’incisione su vetro prima di darsi al commercio. Suo figlio Ali, dopo aver seguito dei corsi presso una scuola diretta da Bransoulie, apre un atelier nella qasba, dove fabbrica, intaglia e dipinge, mobili soprattutto, ma anche rame. Suo fratello incide iscrizioni funerarie sul marmo. Dal 1880 al 1890 l’atelier è florido, si amplia e diviene luogo di incontro di borghesi e letterati algerini. Attira anche alcuni francesi, “preoccupati” di conservare l’artigianato autoctono. Il governatore Jonnard, per esempio, promuoveva gli artigiani “nei limiti della cultura a loro propria”. Le opere dell’artigianato algerino diventano richieste dalla moda dell’arte “moresca” per essere acquistate ed esposte, a esempio, nelle esposizioni universali. Così il nome dei Racim si diffonde oltre il Mediterraneo.

Omar, fratello di Mohammed, impegnato nel movimento riformista musulmano, svolge un’intensa attività politica che lo porterà a essere incarcerato a vita nel 1915. Le idee del fratello hanno sicuramente influenzato Mohammed, che nelle sue opere fa costante riferimento alla cultura dell’Islam.

Mohammed Racim nasce il 24 giugno 1896. Durante la scuola elementare viene notato da Prosper Ricard, un ispettore incaricato di segnalare giovani talenti. A 14 anni diventa copista nel Gabinetto dei Disegni, vincendo le resistenze del padre, che avrebbe voluto continuasse a studiare. Dopo qualche mese passato a riprodurre modelli di tappeti, ricami, ceramiche e altre decorazioni dell’arte tradizionale algerina, Mohammed è scoraggiato dal lavoro poco gratificante e che non lascia spazio alla sua creatività. Questo periodo, durato quattro anni, non sarà tuttavia sprecato; durante una delle sue ricerche d’archivio, infatti, scopre la miniatura.

Nel 1914 Etienne Dinet (1861-1929) si interessa ai lavori di Racim e presenta il giovane all’editore parigino Henri Piazza, specializzato in edizioni di lusso di opere d’arte e letterature orientali. Incaricato di illustrare La vie de Mohammed, prophète d’Allah di Dinet e El Hadj Slimane ben Ibrahim, Racim compie diversi viaggi a Parigi, dove si trasferisce nel 1922.

Tra l’editore e Racim si instaura un rapporto di collaborazione che durerà a lungo. Racim minia Le 1001 notte nella traduzione di Mardrus – lavoro in cui sarà impegnato per otto anni – , Khadra danseuse Ouled Nail di Etienne Dinet e El Hadj Slimane ben Ibrahim, Il ghulestan di Sa’adi, Il Corano, La sultane rose di Angèle Maraval-Berthoin, Chants de la caravane di S. Oudiane. Racim ha diciotto anni e il suo lavoro resterà a lungo confinato letteralmente ai margini dei libri. In seguito farà considerazioni molto amare su questo periodo della sua vita.

Nel 1919 presenta ad Algeri la sua prima mostra, le cui opere si rifanno alla miniatura persiana, e che ottiene una tiepida accoglienza. Pur facendo riferimento alla tradizione, Racim introduce nelle opere la sua personalità: prospettiva, profondità, stabilità ed equilibrio saranno la caratteristica delle sue miniature. Prosegue la sua attività con mostre al Cairo, Venezia, Bucarest, Vienna, Tunisi, Stoccolma.

Dopo un soggiorno in Spagna grazie a una borsa di studio, Racim introduce nelle miniature elementi andalusi e, in seguito, si rivolge al passato turco ottomano dell’Algeria. In questa fase egli prende posizione opponendo alle immagini della vittoria francese, quelle della flotta turca vittoriosa contro l’armata di Carlo V. Nella cornice del ritratto in piedi di Khayr edDin Barbarossa si legge: “Khayr edDin Barbarossa, fondatore dello stato algerino”. La presa di posizione politica resterà tuttavia sempre allusa e mai esplicita. Nella miniatura “Galera di fronte ad Algeri”, esposta nel 1932, a esempio, si può leggere: “La gloria viene da Dio e la vittoria è vicina”.

Nel 1933 Mohammed Racim è il primo artista algerino a ottenere il Grand Prix Artistique de l’Algérie che gli vale la nomina a professore alla scuola di Belle Arti di Algeri. Racim giunge così alla piena maturità artistica consacrando la sua opera alle scene di vita algerese con alcune “incursioni” nel folklore del sud del paese, rimettendosi anche a dipingere e affiancando alle miniature opere in gouache e mettendo così in parallelo due tradizioni artistiche e culturali differenti.

Dalle sue miniature Racim esclude l’inverno, la miseria e il dolore. L’erba è sempre lussureggiante, la brezza leggera, l’aria luminosa, la sensazione che le miniature comunicano è la serenità. Niente tensioni né opposizioni troppo acute. Così come è bandita l’ombra e il nero, quando compare è colore.