Luqmàn

Per un articolo che devo scrivere, mi sto occupando di Luqmàn e ho letto una serie di articoli sui quali mi vien da commentare. Questi, sono:

M. von Collin-F. von Gentz, Jahrbucher der Literatur, 97. Band, 1842 Jan.-Febr.Marz, Carl Gerold Verlag, Wien, pp. 34-42.

D. Gutas, “Classical Arabic Wisdom Literature: Nature and Scope”, Journal of the American Oriental Society, vol. 101, No. 1, Oriental Wisdom (Jan.-Mr. 1981), pp. 49-86.

B. Heller [N. A. Stillman], “Lukman”, EI, versione cd-rom.

R. Irwin, “The Arabic Beast Fable”, Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, Vol. 55 (1992), pp. 36-50.

L. Leroy, “Vie, précepts et testament de Lokman”, Revue de l’Orient Chrétien, tome IV (XIV), 1909, pp. 225 (introduction) pp. 226-240 (testo arabo), pp. 241-253 (testo francese).

C. H. Toy, “The Lokman-legend”, Journal of the American Oriental Society, vol. XIII, 1889, pp. clxxii-clxxvii.

Da brava orientalista ho cominciato con l’Enciclopedia dell’Islam. Il mio interesse è  per il Luqmàn “saggio”, l'”Esopo arabo”, quello che Heller classifica sotto il paragrafo Lukman the writer of fables. La lettura non mi lascia soddisfatta, come mi accade spesso con EI, che comunque resta utile per la bibliografia. Infatti, qui, trovo citati due articoli che, afferma l’autore non sono citati nel testo: quello di Toy e quello di Leroy.

Toy è una lettura divertente, dal mio punto di vista, per il tono che usa… un vero orientalista inglese di fine Ottocento. Scopro comunque che Heller vi ha preso a piene mani. Fra le innumerevoli citazioni noto questi Jahrbucher der Literatur e vado subito a cercarli (adoro internet). Lukman si trova nella sezione “Gnomik”. I Jahrbucher sono scritti in Fraktur, che non leggevo da tempo e mi ci vuole un attimo per ricordarmi qual è la G e quale la S, comunque è bellissimo leggerla. Nel testo vengono riportati numerosi “detti” attribuiti a Lukman e le diverse posizioni degli studiosi dell’epoca sul Lukman bianco e su quello nero (molto divertente vedere le traslitterazioni dei nomi arabi).

Leroy riporta la traduzione di un testo sulla vita e le massime di Lukman, senza commento.

Passo poi a Irwin che cerca di dimostrare come la fiaba di animali sia da trattare come genere a sé. Qui mi colpisce una nota relativa al Fihrist nella quale l’autore afferma che l’edizione inglese di Dodge è preferibile a quella araba di Flugel (del resto usa pochissime fonti dirette in arabo).

Infine passo a Gutas, interessante lettura come sempre. Per ora sono arrivata a questo punto.