L’innocenza dei musulmani

Alla fine mi sono decisa a guardarlo. Non il film completo, solo lo spezzone di un quarto d’ora circa che circola in rete. Beh, io sono contraria alla censura in ogni sua forma. Credo che sia sempre meglio sapere leggere e vedere e poi filtrare con il proprio cervello. Ma questo film non vale niente. Dal punto di vista filmico, e mi stupisco che lo chiamino film, della “trama” se vogliamo chiamarla così, della satira. Proprio di satira non ce n’è. Un susseguirsi di insulti contro il Profeta che secondo l’autore dovrebbero far ridere? Satira? Ah. Dunque in un’improbabile categorizzazione il regista, Sam Bacile (e già il cognome mi insospettisce) sarebbe accanto a Karl Kraus?

Leggendo qua e là ho trovato dei paralleli con il film di Theo van Gogh. Proprio no. Quello di van Gogh era un film, lui era un regista e, pur se sicuramente un musulmano, per quanto aperto, proverebbe parecchio disagio nel vederlo, il film ha un senso, condivisibile o meno. L’innocenza dei musulmani non è nulla se non una provocazione.

Come al solito le reazioni che ha suscitato nel mondo musulmano non hanno fatto altro che alimentare la stigmatizzazione dei musulmani che, a prescindere dalle modalità violente mai condivisibili, hanno tutte le ragioni per essere arrabbiati. Lo dico chiaro: non li giusitifico ma il fatto che ci siano state reazioni del genere nulla toglie allo scopo per cui questo pseudo film è stato fatto, aspetto che nel dibattito viene sempre annullato.

Tra l’altro, mi ha ricordato un libro uscito un po’ di tempo fa, presentato addirittura al Circolo della stampa che parlava di donne musulmane ma che in realtà era offensivo e basta, non solo nei loro confronti ma nei confronti di tutte le donne, tant’è che prestandolo a Lorenzo di 30secondi gli ho detto di non restituirmelo, cosa mai successa prima.

Rosa Luxemburg diceva che chiamare le cose con il proprio nome è il primo gesto rivoluzionario. Beh, allora chiamiamo il film per quello che è: una vera schifezza.