Le Coran et les femmes

A. Lamrabet, Le Coran et les femmes. Une lecture de libération, Tawhid, Paris 2007

Nella sua lettura del Corano, Asma Lamrabet parte dalla considerazione che, attualmente, si assiste all’istituzionalizzazione di un Islàm-fantasma che contribuisce alla formazione di un immaginario sui musulmani essenzialmente rispondente a una proiezione occidentale.

Di conseguenza, ella critica il metadiscorso sull’Islàm, poiché questo considera la condizione della donna musulmana uguale dovunque, senza tener conto delle differenze locali e dei contesti socio economici dei singoli paesi musulmani. Questo atteggiamento, sostiene l’autrice, è puro e semplice colonialismo, dato che “voler stigmatizzare o gerarchizzare le oppressioni è intollerabile, poiché implica che alcune oppressioni sono meno accettabili di altre per il semplice fatto che appartengono a una certa cultura”.

Il linguaggio di Lambrabet è molto diretto ed efficace e si basa su un semplice principio: il messaggio coranico è innanzitutto un messaggio nel quale la giustizia e l’uguaglianza sono il cuore della rivelazione e nel quale qualunque discriminazione fondata sul sesso, la razza o altro criterio è in palese contraddizione con i principi del messaggio spirituale.

Lambrabet suddivide i versetti in due categorie principali, quella dei versetti a portata universale, che trascendono il contingente, e quelli legati al momento sotrico in cui furono rivelati, minoritari, sostenendo che è la fedeltà stessa al testo a richiedere, nel leggerlo, di non mescolare questi due piani.

Riproponendo argomentazioni già sostenute da altre studiose, Lamrabet si concentra in conclusione sulla rilettura della storia musulmana. Se il Corano è un testo liberatorio per la donna, è necessario rispondere alla domanda: come mai le donne non hanno avuto nessuna influenza sullo sviluppo di questa civiltà?

Lamrabet, infine, si identifica nel femminismo musulmano che consiste nel lottare per i diritti delle donne in una cornice dichiaratamente religiosa, affermando peraltro di riconoscere alle donne che, all’interno del mondo musulmano, lottano per il riconoscimento di questi stessi diritti da una prospettiva laica il diritto – “tutto il diritto” – di farlo.