La trasmissione del sapere nell’islam medievale

L. Capezzone, La trasmissione del sapere nell’Islam medievale, Jouvence, Roma 1998

Nella nostra società, fortemente legata alla parola scritta e alla perversione della “nota” per sostenere la scientificità di un’affermazione osservare come il sapere veniva (e in parte viene) trasmesso nell’Islàm medievale ci porta a riflettere su diverse questioni.

Innanzitutto su che cosa significhi sapere nella società contemporanea, posto che la tendenza è verso la semplificazione della conoscenza, o perlomeno è così che noi percepiamo. In secondo luogo, ammesso che si sia riflettuto approfonditamente sulla questione, sulle modalità di trasmissione di questo sapere, argomento che ci tocca da vicino.

Se oggi, infatti, la parola scritta e scritta male ha il sopravvento, al di là delle considerazioni che è possibile fare sull’oralità primaria che fa da sottofondo alla cultura arabo musulmana, certamente la trasmissione per via orale permetteva un rapporto diverso con il maestro, che appunto maestro era. Oltre a nozioni e conoscenze, dunque, ciò che veniva trasmesso era una un’esperienza difficilmente imprigionabile nello scritto, ma anche una modalità di relazione, che fa sì che in arabo esista un proverbio che afferma:man ‘allamani harfan sirtu lahu ‘abdan.

Certamente le conoscenze e le discipline che intorno a esse sono venute formandosi partono nell’Islàm tutte da uno stesso principio che è quello di fornire strumenti utili a comprendere la parola di Dio e per questo motivo sono ordinate gerarchicamente. Nel sapere fine a se stesso non v’è alcuna utilità e saggio viene considerato non colui che ha pubblicato ma colui che è stato in grado di guadagnarsi la stima dei suoi contemporanei.

Afferma ‘Abd al-Latìf: “Ricorda che il sapere lascia una traccia, una scia profumata che rivela il suo possessore, come il profumo del muschio guida lo straniero fino alla bottega del mercante che lo vende… Chi sa ottiene stima, qualunque sia il suo linguaggio e la sua condizione, e la gente ricerca la sua compagnia e la sua amicizia. Sappi, infine, che il sapere e le scienze a volte svaniscono, per riaffiorare altrove, come acqua sorgiva, che scorre per tratti nel cuore dei moti, per tratti alla luce, di popolo in popolo, di città in città”.

Ci piacerebbe ritrovare questa scia profumata.