Intervista a Amara Lakhous

[Ho realizzato questa intervista ad Amara molti anni fa, subito dopo averlo conosciuto e aver letto il suo “Le cimici e il pirata”, recentemente ripubblicato con un titolo diverso. La ripropongo perché mi pare molto attuale.
L’intervista è stata pubblicata su Afriche & Orienti 1/2003]

Alcuni accusano la lingua araba di essere rigida, di non ammettere alcuno sviluppo e di essere diventata un mezzo per diffondere idee distruttive ed estremiste. Cosa  pensi di queste accuse?

A parte l’ovvia risposta che non sono le lingue responsabili delle idee veicolate, ma gli esseri umani, credo che coloro che fanno queste affermazioni non conoscano la lingua araba. Ritengo che tale affermazione sia un po’ la versione moderna di quanto si riteneva in epoca coloniale, cioè il tentativo di togliere la lingua araba agli arabi perché essi ne hanno fatto uno degli elementi fondanti della loro identità ergo, se tolgo loro la lingua comincio a sgretolare buona parte della loro identità. Personalmente vedo altri segni di questo tentativo che, in riferimento alla lingua, risale alla proposta britannica di eliminare l’alfabeto arabo per sostituirlo con quello latino – presentata all’Accademia della Lingua Araba di Damasco – e all’operazione, riuscita, della Francia di imporre l’alfabeto greco/latino per scrivere il tamazigh. Per entrare più nel dettaglio, la lingua araba è tutt’altro che rigida, basterebbero l’utilizzo del sistema derivazionale e del ta’rib a dimostrare esattamente il contrario. Semmai il problema è far accettare le innovazioni, ma anche qui non si tratta della lingua in sé, quanto del fatto, a mio parere, che non esiste un’unica Accademia e che, anche in questo caso – la semplice accettazione di nuovi vocaboli o modifiche – entrano in gioco fattori politici più che linguistici. Del resto anche studiare e capire la tradizione grammaticale araba è utile non solo per una comprensione completa del pensiero linguistico, ma anche per ampliare le basi sulle quali si possa costruire qualunque tentativo di iniziare studi comparativi fra tradizioni grammaticali diverse. La struttura della lingua così com’è, inoltre, permette di chiarire l’interazione fra pensiero linguistico e contesto sociopolitico a partire dal concetto di hikmatu l-‘arab che veicola un insieme di caratteristiche convenzionali della lingua collegandole all’assetto mentale degli arabi con un esercizio extralinguistico.

Perché stanno aumentando gli appelli a semplificare la lingua araba?

Non so chi siano coloro che fanno queste proposte ma, nel momento in cui ci si rende contro che “saperla” davvero richiede uno studio profondo e non solo della lingua, ma anche di quello che essa esprime, la cultura, la letteratura, il pensiero, è più facile proporre di semplificarla; perché è un modo per colonizzare culturalmente; poiché oggigiorno si ritiene necessario (sic!) capire quello che gli arabi dicono, si cerca di semplificarne la lingua! In fin dei conti poi la lingua araba si modifica da sola, essendo una lingua per nulla morta non è certo la stessa del Corano. (Ovviamente parliamo dello Standard). Bisognerebbe poi capire cosa si intende per semplificare: eliminare il ‘iràb? In parte già avviene nella lingua standard. E’ un’evoluzione naturale di una lingua viva come l’arabo ma non può avvenire forzatamente (Anche per il tedesco da anni si dice che si dovrebbero eliminare le maiuscole per i sostantivi, ma non è ancora successo). Bisognerebbe poi vedere caso per caso chi sono coloro che propongono questa semplificazione…

E’ un falso storico affermare che la lingua araba standard di oggi sia la stessa del Corano. Ci sono 1400 anni circa fra quella lingua e quella di oggi. Tuttavia, poiché come ho già detto la lingua è stata ed è un elemento fondante dell’identità araba – basti pensare al nazionalismo arabo – è evidente che toccare la lingua viene assimilato a toccare la tradizione.

Personalmente non riesco a immaginare Wattar o Khellas o Idris in arabo “semplificato”, ma nemmeno Tabari… perderei un certo impalpabile piacere nella lettura.

Si tratta di un problema della lingua o di un problema di mentalità?

La lingua (nessuna lingua) non ha nessun problema, non è un problema. L’equazione lingua araba=idee estremiste mi sembra veramente demenziale. Ma non è nemmeno un problema di “mentalità”, altrimenti dovremmo dare ragione a Carothers che affermava che la “personalità araba” è indolente… Si dimentica sempre che esiste una società civile ed esistono degli intellettuali arabofoni. Forse varrebbe la pena dar loro voce, in arabo naturalmente! Anziché ascoltare solo coloro che non fanno altro che confermare le idee preconcette che già sia hanno.

Sei d’accordo con chi dice che l’arabo propende per considerare la sua lingua uno scopo in sé e non un mezzo per comunicare con l’altro?

Certamente no. Anche nell’VIII secolo, quando cominciarono gli studi di linguistica araba, essi erano volti alla comprensione del testo e quindi alla comunicazione. Una lingua che consideri se stessa uno scopo in sé non potrebbe vivere per 2000 anni e dare vita a tutta una serie di opere del pensiero, fatte per “comunicare” così come ha fatto la lingua araba. Tutta la tradizione letteraria araba è volta alla comunicazione, basti pensare a un genere come la risàla, a esmepio, dove un autore esponeva una tesi proprio per comunicarla o alla letteratura contemporanea, dove i romanzi sono spesso a tesi. Anche qui, purtroppo mi ripeto, credo sia un problema di non conoscenza.