Experimental Nations

R. Bensmaïa, Experimental Nations. Or, the Invention of the Maghreb, Princeton University Press, Princeton and Oxford 2003

Il volume raccoglie in lingua inglese una serie di saggi di Bensmaïa apparsi originariamente su riviste in lingua francese, uniti dal cercare una risposta alla domanda: un autore appartiene a una nazione?; e se sì, a quale nazione appartengono gli scrittori arabi che si esprimono in lingua francese?

L’ambito di riferimento è il Maghreb, dove esistono due nazioni immaginate: quella di ci scrive in arabo e quella di chi scrive in francese. Il testo esplora le possibilità dell’immaginario e dell’invenzione di una tradizione letteraria con particolare riferimento all’Algeria.

Bensmaïa cerca di adottare una posizione di buon senso, rifiutando le teorie del post coloniale come quelle di Spivak – la sua critica è volta ad affermare che Spivak rifiuta l’approccio occidentale utilizzando tuttavia a sua volta strumenti che originano in occidente – e recuperando in tal modo la scrittura francofona all’interno della letteratura “araba”. Se, in sostanza, la rivoluzione algerina ha prodotto autori in lingua araba, ha anche prodotto quelli di lingua francese.

Un buon libro anche se a me resta un dubbio, e cioè che ancora una volta si perora la causa della francofonia – in questo caso con solidi argomenti – mentre quella della diffusione della letteratura algerina in lingua araba è ancora al di là da venire.

A maggior ragione ci penso in questi giorni quando è appena scomparso Tahar Wattàr e sulle pagine dei giornali nostrani non è apparso nulla. Solo Il Manifesto ha purtroppo dedicato un trafiletto all’autore, non menzionando nulla del suo impegno e della sua produzione, ma riferendo un episodio accaduto durante il decennio nero, ovviamente preso fuori contesto e solo così come riferito da una certa fazione politica.

Sono monotematica, lo so, ma questo discorso vale anche per la Tunisia e in parte il Marocco. Un Maghreb, che sì è immaginato.