Dumiat an-nàr

 

B. Mefti, Dumiat an-nar, al-Ikhtilàf, Al-giaza’ir 2011.

Bachir Mefti è uno scrittore algerino tra gli emergenti della giovane generazione di autori che scrivono in lingua araba. Nato nel 1969 ha studiato lingua e letteratura araba all’Università di Algeri. Nel 1988, con l’apertura democratica del paese inzia a collaborare con diverse testate giornalistiche e contemporaneamente inizia a pubblicare su riviste letterarie le sue prime prove narrative. In ragione della sua esperienza giornalistica e dell’aumento della sua notorietà viene chiamato alla televisione nazionale dove conduce una trasmissione culturale. E’ tra i fondatori della Lega degli scrittori (indipendente rispetto a quella statale) e casa editrice al-Iḫtilāf, che da alcuni anni ha sottoscritto un accordo con la casa editrice libanese Arab Scientific Publisher (ad-Dār al-‘arabiyya li-l-‘ulūl naširūn) per la pubblicazione in contemporanea delle opere algerine in Siria e Libano e viceversa, rompendo così una tradizione che voleva irreperibili nel mondo arabo i romanzi di autori maghrebini.

Dumiat an-nàr è il suo quinto romanzo.

Il narratore, l’autore stesso, da inizio al romanzo raccontando come è venuto in possesso del manoscritto che narra la vita di Reda Shawsh (cognome che già ci fornisce una chiave per la lettura), che si accinge a scrivere in forma letteraria. Subito dopo veniamo a conoscenza del personaggio e il romanzo si snoda narrando le vicende di Reda, figlio di un “direttore di prigione” che non viene mai meglio identificato e della sua lotta costante per sfuggire al suo destino: quello di assomigliare al padre, colluso con il potere. In questo percorso l’autore offre un affresco dell’Algeria degli anni 80, permettendo di comprendere attraverso una scrittura squisitamente letteraria quali siano le motiviazioni che hanno portato al “decennio nero”. Il coinvolgimento di Reda con il potere avviene gradualmente e, perlomeno in parte, anche a causa di cocente delusione amorosa che sarà in sottofondo per tutto il romanzo e costruirà anche la scena finale (tragica).

Il romanzo è la prova di un giovane scrittore che ha tuttavia alle spalle una formazione solida e una pratica non indifferente nel mestiere dello scrivere. Mefti è molto conosciuto sia in Algeria che all’estero (diversi suoi romanzi sono stati tradotti in altre lingue) e appartiene a una generazione che si è mostrata molto cirtica nei confronti del governo algerino e che, contrariamente a quella precedente, ha scelto di evitare il più possibile il legame con l’apparato dello stato e la politica. Il romanzo, ben strutturato, alterna momenti d’azione a spazi descrittivi e di flash back, il tutto sapienetemente dosato. Nell’attuale situazione politica dei paesi del Mediterraneo, alla ricerca di una propria idenittà democratica, Burattino di fuoco permette di comprendere meglio la situazione algerina, restata un po’ in disparte nei media, e fornisce anche alcune indicazioni per gli sviluppi futuri.

Il romanzo è entrato nella long list del Booker Prize. Finalmente.