Die Wuerde des Menschen ist antastabr

U. Meinhof, Die Würde des Menschen ist antastbar. Aufsätze und Polemiken, Verlag Klaus Wagenbach, Berlin 2008

Non so perché, ma quando esco da una riunione che si svolge in università, il mio umore è tale che mi rivolgo sempre a un lettura in tedesco. Così ieri, dopo aver assistito per l’ennesima volta a una conversazione di non detti abbastanza deprimente, mi sono letta questo libro.

Non c’è niente da fare, le somiglianze sono evidenti.

Questo libro raccoglie una serie di articoli scritti da Ulrike Mainhof tra il 1959 e l 1969 e ha come filo conduttore, a mio parere, quella che alcuni hanno chiamato die Unfähigkeit zu trauern del popolo tedesco.

Incapacità di superare l’esperienza del naziβsmo per una ricostruzione del potere che si fondi su una reale democrazia.

Le somiglianze che vedo stanno in questa pretesa di democrazia di matrice borghese e nel chiamarsi fuori da qualunque tipo di responsabilità e volontà di incidere sul cambiamento attraverso l’agire, foss’anche limitato nel tempo e negli effetti.

Illuminante il saggio dal titolo “Ein Mann mit guten Manieren” che segue per un giorno il processo a un gerarca nazista, Karl Wolff, accusato di aver contribuito all’eliminazione di oltre 300000 ebrei.

Come fa anche Hanna Arendt ne La banalità del male, Meinhof si sofferma sulle giustificazioni addotte dall’imputato per il proprio agire e, come Hanna Arendt, pur partendo da un punto di vista differente la conclusione cui giunge è la stessa:

“Sie sagen, daβ sie heute anders dächten als damals, daβ man unter den damaligen Bedingungen nicht anders gekonnt hätte, daβ sie schon damals in Gewissensnot geraten seien, aber wenn sie dann zum Thema kommen, eigene Erinnungen und Meinung mitteilen, sind sie die ganz und gar Unbelehrten, Unbeeindruckten, Unverbesserlicher von damals” (p. 53)

La somiglianza sta tutta qui.