Capri e l’islam

E. Serrao e G. Lacerenza, a cura di, Capri e l’islam. Studi su Capri, il Mediterraneo, l’Oriente, Edizioni La Conchiglia, Capri 2000

Cosa rimane oggi, in Italia, della presenza arabo musulmana? Se nulla resta delle 300 moschee di Palermo – pur se studi archeologici approfonditi della città devono ancora essere compiuti – e tralasciando ciò che riguarda le scoperte scientifiche e la trasmissione del pensiero, molto rimane nelle pratiche quotidiane.

Un aspetto di cui spesso si è persa la memoria, a esempio, è l’uso di vocaboli di etimo arabo, entrati nella lingua italiana direttamente o per il tramite della Spagna. Oggigiorno per insegne di negozi o cartelloni pubblicitari si utilizzano termini come suq, hammàm e fùnduq che rivelano immediatamente un’origine altra e che in qualche modo ci sono diventati familiari, ma moltissimi altri vocaboli di uso quotidiano, che consideriamo termini italiani, provengono dall’arabo.

Così ritroviamo questa lingua in acciacco, tariffa, ragazzo, tazza, ma anche mafia, bizzeffe e… tamarro. Sulle tracce del passaggio degli Arabi sul nostro territorio potremmo anche ricostruire una sorta di geografia tessile a partire da Mossul, passando per Baghdàd per finire a Damasco.

Se storicamente note sono le vicende che legarono gli Arabi alla Sicilia, meno lo è il fatto che la conquista dell’isola rappresentò l’ultima fase dell’ondata che portò gli Arabi nel Nord Africa e in Spagna. E meno note sono le vicende che legarono questo popolo al continente, dalle Puglie alla Val d’Aosta.

Capri e l’islam propone appunto un percorso attorno a un’isola nota per essere meta di vacanze, per le vicende legate a personaggi del mondo dello spettacolo e per le sue bellezze naturali, e che qui riscopriamo quale luogo di incontro fra due culture indissolubilmente legate. In ordine sincronico, il volume si snoda attraverso percorsi affascinanti, tutti molto interessanti, per terminare nel presente con “Schegge di Capri, fra approdi e congedi, nella letteratura araba contemporanea”. Il cerchio si chiude sull’oggi, dove Capri riaffiora nella scrittura di alcuni autori arabi, mostrando come questo legame non si sia mai interrotto.

Se l’identità mediterranea esiste, allora possiamo ritrovarla in parte in questo altro che, come mostra Vallaro nel saggio introduttivo, tanto altro poi non era.

Da ultimo il volume merita per la cura editoriale, con una piccola casa editrice che ha qualcosa da insegnare a editori più noti.