Boqala

M. Kacimi, Boqala. Canti delle donne di Algeri, illustrazioni di R. Koraïchi, Donzelli editore, Roma 2008

Ai tempi della còrsa mediterranea, le donne di Algeri restavano per lungo tempo sole a casa. La sera, allora, si ritrovavano per il gioco della buqàla, nel quale un’officiante chiedeva loro di immergere in una buqàla, una bassa brocca con manico piena d’acqua, un gioiello che appartenesse loro o un fazzoletto annodato.

A turno, l’officiante estraeva un oggetto e vaticinava il futuro per la donna cui questo apparteneva. Si trattava generalmente di conoscere il destino dell’amato, se sarebbe tornato o no.

La predizione avveniva tramite un buqàl, ossia un breve poemetto in versi in lingua locale algerina.

Rito esclusivamente femminile quello della buqàla, esso permetteva alle donne di esprimersi liberamente in relazione a temi quali l’amore, la bellezza maschile e la sessualità, in una forma poetica a loro propria che si collega al hawfi, di cui già abbiamo detto.

Questo rito è stato in seguito ripreso all’indomani dell’indipendenza dall’occupazione francese nell’ambito del recupero delle tradizioni popolari algerine e, per un certo periodo, il gioco della buqàla è andato in onda alla radio durante il mese di ramadàn, contribuendo al recupero della memoria di questi poemi brevi e della tradizione poetica femminile. Ancora oggi, è possibile acquistare biglietti ripiegati in modi fantasiosi che ricordano quelli dell’origami e che contengono versi ben auguranti, chiamati appunto buqàla.

Se i temi sono quelli legati all’amore visto dalle donne, anche le immagini poetiche sono consone al linguaggio femminile: le labbara dell’amato hanno sapore di mela verde, la bellezza di un giovane corpo maschile scatena una passione incontrollabile, la goccia di sudore scivola sulle gote per posarsi, lacrima furtiva, su labbra tremanti…

Il tutto espresso in un arabo dolce, quello della casba, che la versione italiana di questo volume – bello da vedere e da toccare anche grazie alle illustrazioni di Rachid Koraïchi – purtroppo non rende. Una nota ci informa del fatto che la traduzione è stata condotta dal “testo arabo tenendo presente la versione francese di Mohamed Kacimi” ma a noi pare che la resa dal francese abbia avuto il sopravvento, ed è un vero peccato.