‘Believing Women’ in Islam

A. Barlas, “Beliving Women” in Islam. Unreading Patriarchal Interpretations of the Qur’an, University od Texas Press, Austin 2002

L’impianto da cui parte Asma Barlas in questo volume  è volto a una lettura a-patriarcale del testo coranico e a dimostrare il legame tra l’ermeneutica coranica e la liberazione della donna musulmana, nonché a utilizzare la lettura del testo in senso più ampio, come mezzo per la promozione della democrzia nel mondo musulmano e non solo.

In concreto Barlas sostiene che i musulmani possono e debbono leggere il Corano come un testo liberatorio e contrario al patriarcato senza che questa lettura sia vincolata al genere del lettore.

Ella parte innanzitutto dal presupposto che, anche dove sia possibile attribuire alla religione la disuguaglianza sessuale e l’oppressione, la conoscenza del religioso non è un fatto ontologicamente preesistente, ma una costruzione sociale creata in un dato momento storico con metodologia specifica e contenuti storici determinati. Fatta questa premessa, passa ad analizzare il concetto di patriarcato dal punto di vista religioso e non religioso. Se da un lato, infatti, il patriarcato significa una visione patriarcale di Dio come Padre dalla quale discende una supposta superiorità dell’uomo sulla donna, dall’altra il patriarcato in termini secolari si definisce come una politica della differenza sessuale che privilegia gli uomini “trasformando il sesso biologico in genere politicizzato”.

L’analisi del testo, dunque, procede secondo Barlas da questi due assunti, utilizzando un metodo abduttivo: è con queste definizioni di patriarcato in mente che l’autrice legge il Corano in toto, per coglierne gli insegnamenti in materia di definizione di Dio, spiegazione della creazione umana, ontologia, sessualità, famiglia e relazioni coniugali, giungendo alla conclusione che non solo il Corano non fonda il patriarcato o la disuguaglianza sessuale, ma nemmeno l’epistemologia coranica è intrinsecamente patriarcale.

Nella sua analisi  Barlas applica una lettura del Corano come testo, nel senso che lo legge per scoprire ciò che Dio può aver inteso (discorso autoriale). In tal modo al testo vengono ascritte un’intenzione e un’intenzionalità. Così facendo, logica conseguenza sarà che non soltanto dovrà essere posta attenzione a ciò che il testo dice, ma anche a ciò che non dice, poiché il non detto contribuisce alla costruzione del senso.

Il testo, infine, viene inserito in un contesto intertestuale (sunna, hadìt, tafsìr e šarì‘a) nonché in un contesto storico-sociale nel quale il Profeta funge da mediatore tra il discorso divino e l’interpretazione attuale, passando per il testo scritto.

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