Al-adab al-giahili

G. Talimàn, ‘A. al-Ašqar, Al-adab al-giahili. Qadayàhu, A‘raduhu, A‘làmuhu, Funùnuhu, Dàr al-fikr al-mu‘àsir, Bayrùt, Dàr al-fikr, Dimašq 2002

Quel che sappiamo della giahiliyya, è una ricostruzione fatta a partire dai testi e resta quindi verosimile e non storica. Per questo la lettura di un testo sulla letteratura di questo periodo può essere vista in una prospettiva differente, nella quale siamo costretti finalmente a considerare anche la letteratura fonte per la storia.

Il volume (736 pagine) dedica oltre due terzi alla presentazione e allo studio della poesia, ricordandoci che il poeta della giahiliyya è più vicino al divino, è ispirato da un mondo parallelo (‘abqar) nel quale sono presenti i ginn che forniscono l’ispirazione, ispirazione che il poeta trasformerà in un poema grazie alle sue due caratteristiche fondamentali, la capacità creativa e quella di improvvisazione.

Queste caratteristiche ne sanzionano lo statuto sociale: il poeta svolge infatti una funzione sociale fondamentale nella tribù, concreta, palpabile nella vita della comunità e contribuiva a regolare i conflitti intertribali. Non stupisce dunque l’importanza attribuita dalla poesia, intimamente legata all’importanza attribuita alla parola, che si ritiene abbia un’efficacia agentiva.

Pur declinando i diversi nomi di poeti, commentandone i versi per temi e categorie, il testo non dimentica che foss’anche solo per le modalità di composizione, il poema preislamico è in qualche modo una composizione collettiva che si delinea come spazio vivente nel quale il poeta – e il rawi – agiscono in nome della collettività determinando attraverso le catene di trasmissione anche un’estetica comune.

La parte dedicata alla poesia si conclude con un censimento dei poeti del periodo che ammonta a 390 nomi fornendo, dove possibile, cenni biografici e rimandi a opere nelle quali il loro nome è citato.

La sezione dedicata alla prosa è naturalmente più esigua ma non per questo priva di interesse. Oltre a presentare amtàl, le prime forse di saj‘ e di risàla, gli autori dedicano un capitolo alle qasas, considerando la narrazione non poetica altrettanto importante quanto la poesia (come peraltro segnalato anche da Brockelmann) ed enucleandone sei tipi.

Il tutto inserito nell’ottica della trasmissione che rivestirà un ruolo fondamentale anche nelle epoche successive. e, infatti, come ci ricorda al-Hutay’a:

وئل للشعر من راوية السوق

(l’immagine non corrisponde all’edizione in nostro possesso)