Adab al-kàtib

Ibn Qutayba, Adab al-kàtib, a cura di M. Ta‘ma al-Halabi, Dàr al-marifa, Bayrùt 1997 (l’immagine non corrisponde all’edizione considerata)

Il vocabolo adab, oggi, significa “letteratura” e anche “buona educazione”, doppia valenza che condivide con il suo utilizzo in periodo classico, con una differenza: nel mondo classico quel che ha a che fare con il saper vivere è totalmente intessuto con il saper dire orale e scritto.

Questo modo di comportarsi e di esprimersi si incarna nel adìb, prodotto squisitamente urbano, essere che agisce, pensa e reagisce in funzione di un certo numero di principi. E ogni aspetto del dire o del fare del adìb è codificato.

Nel Kitàb aš-ši‘r, Ibn Qutayba sottolinea, a esempio, la differenza fra il ‘àlim, specializzato in un singolo ramo della conoscenza, e il adìb, che pratica diversi rami del sapere.

Adab al-kàtib è un codice deontologico, tecnico e relazionale. Apparentemente si occupa di lingua araba e delle forme correte che il kàtib deve usare nella redazione dei documenti che pertengono alla sua professione, quella di segretario di cancelleria, ma adab è anche la preoccupazione di dominare con la ragione cuore, pensieri, bocca e corpo, visione specifica dell’élite che in tal modo forma una sorta di complicità e connivenza tra i membri di un gruppo, escludendo gli altri.

Fino a Ibn Qutayba al kàtib veniva richiesta la conoscenza completa della lingua araba, della grammatica e del lessico arabo, dei proverbi, degli Ayyàm al-‘arab e simili, della prosa e della poesia, la conoscenza della teoria dello stato e dell’amministrazione, familiarità con il Corano, le tradizioni del Profeta, la prosodia e la poetica.

Ibn Qutayba (e con lui al-Giàhiz) ancora il suo discorso chiaramente in una dimensione morale, facendo riferimento al principio musulmano di “operare il bene e proibire il male”; egli scrive per migliorare il mondo.

La definizione di “belles lettres” del periodo dovrebbe pertanto essere ripensata, poiché autori come Ibn Qutayba non escono mai dal loro ambito religioso e con il loro lavoro intendono guadagnare una ricompensa nell’al di là.

Ibn Qutayba sottolinea nel suo testo questo aspetto nella lunga introduzione quando afferma:

“Vorremmo che chi legge questo libro educasse la sua anima prima della sua lingua e il suo comportamento morale prima della sua pronuncia” (p. 23)

Saper dire aiuta a essere migliore.