‘Abqariyyat Muhammad

‘A. M. al-‘Aqqàd, ‘Abqariyyat Muhammad, Dàr al-hikma, al-Giazà’ir 2010

La vita del Profeta è sempre stata oggetto di una cospicua letteratura diciamo così, a uso interno, in quello che viene definito il filone della sira. In Egitto in particolare questa letteratura ebbe un momento felice quando i musulmani scoprirono la letteratura occidentale – per lo più denigratoria – sul Profeta nel periodo della nahda. Si tratta di una letteratura scritta in arabo e quindi ancora rivolta a un pubblico interno: la differenza con opere precedenti sta nel fatto che, proprio perché in qualche modo la sua produzione venne stimolata dalla lettura di opere occidentali, questi lavori propongono la biografia di Muhammad come opere scritte da un punto di vista scientifico e si discostano quindi dalla letteratura religiosa sul tema. Del resto gli autori sono alcuni tra i più importanti scrittori coevi.

Questa caratteristica si avverte immediatamente dalle introduzioni, nelle quali viene sottolineata la volontà di descrivere Muhammad soprattutto come uomo e non come Profeta dell’Islam.

Tra coloro che si sono interessati al tema,  Ṭāhā Ḥusayn, che nel 1933 pubblica la prima parte di ‘Alà hāmiš as-sīra ([Note] a margine della sīra), seguito dalla seconda parte nel 1937 e dalla terza nel 1946 e che inserisce quest’opera in quella ch’egli chiama la “letteratura viva”   (al-adab al-ḥayy), quella letteratura, cioè, che perdurerà nei secoli.

Anche Muḥammad Haykal propone una vita del Profeta con il suo Ḥayāt Muḥammad, romanzo che viene considerato dalla critica il primo ad aver trovato un equilibrio tra la volontà di condurre una ricerca critica e l’essere musulmano [come se queste due cose fossero incompatibili].

‘Abqariyyat Muḥammad venne pubblicato per la prima volta nel 1943.  Nell’introduzione si ritrovano più o meno le stesse considerazioni contenute negli altri lavori citati. al-‘Aqqād informa il lettore che molti anni prima stava parlando con alcuni amici udabā’  discutendo di alcuni libri scritti da autori occidentali come Charles Dickens, Henri Hazlitt, e Thomas Carlyle. Quest’ultimo aveva pubblicato un libro On Heroes, Hero-Worship, and the Heroic in History, nel quale descriveva alcune figure storiche importanti e fra queste Muḥammad, posto accanto a Napoleone, Shakespeare e Marx.  La discussione porta l’autore a voler produrre egli stesso un’opera che tratti del Profeta per offrire al pubblico arabofono un libro su Muḥammad “scritto in modo nuovo” (p. 4).

In anni recenti altre opere che possiamo inserire in questo filone includono Nağīb Maḥfūẓ Awlād ḥāratinā (1959),  ‘Abd ar- Raḥmān aš-Ṧarqāwī, Muḥammad rasūl l-ḥurriyya (1962), i quattro volumi delle Muḥammadiyyāt di Fatḥī al-Ibyārī (1994, 1995 e  1996).  Un genere tutto da scoprire.

[l’immagine della copertina non corrisponde a quella del volume in mio possesso]